martedì 27 marzo 2012


Mai come nei tempi odierni è presente nelle persone un sentimento di sfiducia verso la Politica e i governanti. Sembrerebbe che le tenebre abbiano preso il sopravvento sulla luce, ma la Politica può ritrovare la sua strada solamente occupando la sua dimensione nella Metapolitica.

Alfa e Omega della Metapolitica (*)

di Silvano Panunzio

 Domanda: che cos'è, dunque, la Metapolitica?
Risposta: E' l'Escatologia acquisita.
In un senso reciproco, ma corrispondente, l'Escatologia può considerarsi come la Metapolitica ispirata.
Questa seconda è propria dei Profeti i quali la rivelano nel simbolo; la prima è propria dei Sapienti i quali la interpretano secondo un sistema tradizionale di dottrine che ha ormai il crisma dei millenni.
La Metapolitica è il punto d'incontro dell'Oriente e dell'Occidente, della Contemplazione e dell'Azione, dell'Essere e del Dover Essere. Di natura tipicamente mediterranea, non a caso sboccia ai confini del Cielo, della Terra e del Mare. [...]
Se si vuole scandagliare ancora e chiarire sino al dettaglio, può aggiungersi che le tre dimensioni della Metafisica, dell'Escatologia e della Politica sono tutte compresenti nel carattere quadridimensionale della Metapolitica la quale, in sostanza, risulta da una singolare combinazione di ognuna delle tre. Infatti, se la Metafisica è propriamente la Scienza dei Princìpi e l'Escatologia la Scienza dei Fini, la Politica vera e maiuscola è la Scienza e l'Arte dei Mezzi: alla prima appartiene la Sapienza divina, alla seconda la Giustizia cosmica, alla terza appartengono, simultaneamente, la Prudenza e la Fortezza umane e terrestri.
Tale precisazione può anche servire a distinguere meglio l'Escatologia vera e propria dei Profeti che si condensa in una visione lontana degli ultimi destini, laddove la Metapolitica, oltre ad una concezione principale di livello metafisico e a un inquadramento ultimo di tipo escatologico, predispone mezzi politici idonei per un'azione illuminata, duratura e coerente.
Cantavano i poeti-iniziati dell'antica Ellade: “felice l'uomo che percorre i Misteri, egli il principio e il fine della vita conosce”. Ma il Mistero metapolitico è ben più complesso e non si circoscrive alla conoscenza verticale del singolo. Esso si allarga in croce sino ad abbracciare l'intero orizzonte dell'umanità: e ricomprende la conoscenza e la scelta dei mezzi perché i princìpi si traducano nel fine comune.
In conclusione, i Metafisici si limitano a conoscere: i Metapolitici creano. Cioè modellano, sulle orme della Provvidenza Divina, la civiltà universale; e, mentre annunziano il regno di Dio sulla Terra, preparano la cittadinanza dell'uomo nei Cieli. Né l'uno senza l'altro.

Non si può essere Metapolitici senza essere Cavalieri e non si è veri Cavalieri se non si è Metapolitici. Tuttavia, nessuno è escluso da questa strada, se non per propria volontà. 

(*) pubblicato in Metapolitica-Rivista di Studi Universali, Anno I, n.1, 29 Settembre 1976 

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