Requisito fondamentale nella vita di un Cavaliere è la sua Formazione
Interiore.
Tra gli insegnamenti che formano i pilastri del Pensiero dei Cavalieri Erranti vi sono anche quelli di uno dei più grandi Maestri che
l’Umanità abbia conosciuto, il Filosofo greco Platone.
…Si dice lo chiamassero così per l'ampiezza delle sue spalle; si era
distinto come soldato ed aveva vinto due volte ai giochi istmici.L’incontro con
gli insegnamenti di Socrate trasformò
profondamente la sua vita; quando quest’ultimo fu condannato da parte di chi lo
riteneva scomodo, il profondo disprezzo che Platone
ebbe per la situazione politica di quel tempo lo portò ad abbracciare il
principio di Catone, ovvero che la democrazia doveva essere sostituita
dal Governo dei più Saggi; da qui in
poi il principale obiettivo nella vita del Filosofo fu quello di capire il
metodo giusto per trovare uomini saggi e
migliori e persuaderli, poi, a reggere un governo.
Così, nell'anno 399 a.C., all’età di 28 anni, spinto da una parte dagli
occhi sospettosi dei capi democratici, dopo aver fatto di tutto per salvare la
vita al Maestro, e dall’altra dai suoi amici più stretti, Platone partì. Non si sa con certezza dove andò: pare si fosse
recato inizialmente in Egitto, dove vi rimase per diversi anni. Gli
insegnamenti dei sacerdoti furono per lui una scossa violenta, ma al tempo
stesso educativa; il ricordo di quel gruppo di Saggi e Sapienti, che governavano
il loro popolo in maniera Teocratica, rimase sempre vivo nello spirito di Platone influenzandone successivamente pensieri
e scritti.
Passò poi in Sicilia, dove si unì per qualche tempo alla scuola Pitagorica:
anche qui il suo animo fu colpito da un modesto numero di uomini dediti all'insegnamento,
i quali vivevano di una vita semplice, nonostante la loro posizione sociale.
Tornò ad Atene dopo dodici anni, nel 387 a.C., dopo aver attinto da ogni
fonte di sapere, avvicinandosi ad ogni altare e saggiando ogni credenza, maturo
per la conoscenza di tanti popoli e la saggezza di molti paesi. Aveva raggiunto
una certa prospettiva di pensiero, per cui ogni verità estrema cominciava ad
essere vista semplicemente come una mezza verità. In lui Scienziato, Artista,
Filosofo e Poeta vivevano in un'anima sola, ed il dialogo fu il suo modo d'esprimersi, nel quale trovavano posto contemporaneamente
bellezza e verità; La Repubblica, il migliore tra i suoi “Dialoghi”,
è di per se stesso un intero trattato dove
vi troviamo la sua Metafisica, Etica, Psicologia, Pedagogia, la sua Politica, la sua
visione sull'Arte.
E’ sorprendente come un uomo vissuto quasi 2500 anni fa, in un contesto
socio-politico apparentemente diverso dal nostro, tratti argomenti così
attuali, centrando appieno caratteristiche e problematiche di una società
qualsiasi. Deve far riflettere il fatto che la storia si ripete: è ciclica, non
lineare, così come sostengono i libri di storia attuali; e deve anche far
riflettere come la natura umana sia sempre la medesima e non si sia evoluta in
tutto questo tempo.
E poiché il Cavaliere Errante
è un Filosofo Guerriero la cui vita è stata consacrata a migliorare se stesso,
giorno dopo giorno, affinché possa essere un uomo giusto e d’esempio per gli
altri, sarà doveroso per lui imparare dalla Storia, memoria stessa
dell’Umanità, così come doveroso sarà imparare da quei Maestri che l’Umanità ha
avuto e che molto spesso non ha riconosciuto.
1) La
Formazione Sociale…
"La giustizia sarebbe un
problema semplice, se gli uomini fossero semplici; basterebbe un comunismo anarchico". (Platone
– Repubblica)
Perché allora una situazione simile non si realizza?
Egli spiega che la causa dipende dalla cupidigia e
dal lusso; gli uomini non si accontentano di una vita semplice; sono avidi,
ambiziosi, attaccabrighe, e gelosi; si stancano subito di ciò che hanno e
mirano a ciò che non hanno; raramente si desidera qualcosa che non sia già
posseduta da altri. Ne deriva di conseguenza l'occupazione con la forza di una
tribù sul territorio di un'altra, la rivalità tra le diverse tribù per le
risorse del suolo, ed infine la guerra. Il commercio e la finanza si potenziano
portando con se la divisione di un popolo in classi che di solito sono due, quella
dei poveri e quella dei ricchi, eternamente conflitto tra loro.
Nasce una borghesia mercantile, i cui membri cercano di farsi una
posizione sociale con l’accumulo di ricchezze ed un enorme consumo: “spenderanno somme ingenti per le loro donne”.
Questo squilibrio nella distribuzione delle ricchezze produce mutamenti
politici: quando la ricchezza della classe commerciante supera quella dei
proprietari terrieri, l'Aristocrazia - ovvero il governo dei Saggi e dei
Migliori - cede il posto a una oligarchia plutocratica, il governo dei
commercianti, dove saranno, appunto, banchieri e ricchi mercanti a prendere in
mano le sorti dello Stato: quella che era la Scienza di governo – ovvero la giusta ed equilibrata coordinazione
delle forze sociali per il progresso dello Stato - viene inevitabilmente sostituita
dalla lotta politica, cominciano cioè a verificarsi strategie di partito e
brama di potere.
Ogni forma di governo tende a morire quando vi è un eccesso del proprio
principio fondamentale: l’Aristocrazia si rovina quando viene troppo ristretta la
cerchia entro cui è confinato il potere e l'oligarchia si logora per l’assurda
eccessiva lotta alla ricerca di una ricchezza immediata; in ambedue i casi, si va
sempre a finire nella rivoluzione. Quando questa scoppia, può sembrare che essa abbia origine da minime cause
e da miseri capricci, ma invece è sempre il rapido risultato di gravi mali
accumulati.
Platone continua affermando: “Poi viene la democrazia: la classe povera ha il
sopravvento su' suoi oppositori, ne massacra una parte e manda in esilio
l'altra; e dà al popolo una uguale parte di libertà e di potere. Ma anche la
democrazia va a rovina per eccesso di... democrazia. Essa è basata sul principio
che tutti hanno il medesimo diritto di ottenere uffici pubblici e di aver voce
in capitolo. A prima vista questo principio ha tutto l'aspetto di un
ordinamento ideale; ma diventa disastroso quando il popolo non è abbastanza
preparato dalla cultura a scegliere i migliori capi e i mezzi più saggi.
Quanto al popolo, esso non ha autonomia intellettuale, e non
fa che ripetere quello che passa per la testa ai capi; per poter accettare o
respingere una dottrina, basta vederla esaltata o messa in ridicolo in una
commedia popolare - queste parole si riferiscono ad Aristofane, le cui commedie attaccavano quasi ogni nuova idea - . Il governo della plebe è come un mare in
burrasca, su cui il veliero dello Stato deve navigare; ogni opinione di retori
fa gorgogliar le onde e cambiare direzione alla rotta. Il risultato d'una
simile democrazia è un governo tirannico, oppure autocratico: la folla ama
tanto l'adulazione, è tanto “ingorda di
miele” che l'adulatore più scaltro e senza scrupoli, il
quale si atteggi a “protettore del popolo”, sale al
potere supremo” – pensate alla
storia di Roma, e considerate anche i tempi attuali…
Più Platone ci riflette, più si meraviglia della follia di lasciare che
sia il popolo a scegliere gli amministratori della cosa pubblica, per non
parlare poi di quegli strateghi di dubbia moralità, al servizio della
ricchezza, che tirano fili oligarchici dietro la scena democratica. Platone si
lamenta di questo: “che mentre nelle cose
semplici - come, ad esempio fabbricare scarpe - noi crediamo la sola persona del mestiere capace di servire al nostro
scopo, in politica presumiamo, invece,
che tutti coloro i quali sanno conquistarsi i voti, sappiano anche amministrare
uno Stato o una città. Quando siamo ammalati chiamiamo un medico
provetto, che dia garanzia di una preparazione specifica e di competenza
tecnica. Non ci fidiamo del medico più bello o più eloquente; e quando tutto lo
Stato è malato, perchè non dovremo affidarne la guida agli uomini più saggi e
migliori? “
2) …ha
origine dalla Formazione Interiore
Per Platone il problema della
filosofia politica è quello di scoprire un metodo per bandire l'incompetenza e
la disonestà dai pubblici uffici e scegliere e preparare i Migliori a
proteggere il bene pubblico.
Ma dietro questi problemi politici vi è la natura
dell'uomo: “per capir la politica,
dobbiamo, purtroppo, capire la psicologia. Come l'uomo, così lo Stato; i
governi variano secondo i caratteri degli uomini...; gli Stati sono fatti delle
nature umane che vi si trovano; lo Stato è quello che è, perché i
cittadini sono quello che sono.
Non dobbiamo, dunque,
aspettarci uno Stato migliore, finché non abbiamo uomini migliori: fino a quel giorno, tutti i
possibili cambiamenti lasceranno immutate le cose essenziali. È pur graziosa la
gente! - sempre sotto cura, accresce e complica i propri mali, spera di guarire
con un certo farmaco, suggerito da qualcuno, e non migliora mai, ma peggiora...
Pare stia giocando, fa pratica di legislazione, e s'immagina che, promuovendo
riforme, metterà fine alle disonestà e alle furfanterie dell'umanità... e non
s'accorge che, in realtà, sta tagliando le teste di un'idra”
La condotta umana, dice Platone, nasce da tre sorgenti principali:
desiderio, emozione e sapere. Desiderio, appetito, impulso, istinto fanno parte
della prima sorgente; emozione, spirito, ambizione e coraggio formano la seconda;
sapere, pensiero, intelletto e ragione formano la terza. Il desiderio ha sede
nella carne; è un serbatoio rigurgitante di energia, fondamentalmente sessuale.
L'emozione ha sede nel cuore; è la ripercussione dell'esperienza e del
desiderio. Il sapere ha sede nel cervello; esso giustifica il desiderio ma può anche
divenire guida della psiche.
Tutte queste forze e qualità risiedono in tutti gli uomini, ma in grado
diverso. Ognuno non è che l'incarnazione del desiderio: sono anime inquiete e
ingorde, tutte assorbite da interessi e lotte materiali, ardenti e bramosi di
ricchezze e di apparenza. Sono questi gli uomini che dominano e manipolano
l'industria. “Ma ve ne sono altri, templi
di sentimento e coraggiosi, i quali non considerano molto ciò per cui essi
lottano, né la vittoria in sé e per sé; sono pugnaci, più che conquistatori; la
loro fierezza consiste nel potere più che nel possesso, la loro gioia è sul
campo di battaglia e non sul mercato, sono gli uomini che costituiscono gli
eserciti e le armate del mondo. E finalmente pochi uomini trovano la propria
gioia nella meditazione e nell'intelletto; non anelano ai beni materiali, né
alla vittoria, ma al sapere; essi lasciano il mercato e il campo di battaglia,
per chiudersi nella calma chiarezza del pensiero solitario: la loro volontà è
una luce più che un fuoco; mirano non al
potere, ma alla Verità. Tali sono le creature della saggezza, che restano
appartate, dimenticate dal mondo”.
L'azione
individuale per essere produttiva, pretende che il desiderio, pur essendo scaldato
dall'emozione, sia guidato dal sapere: così, nello Stato
Perfetto, le forze industriali
produrrebbero, ma non governerebbero; le forze militari proteggerebbero, ma non
governerebbero; le forze del sapere, della scienza e della filosofia sarebbero
nutrite e protette, e governerebbero.
Al contrario, la plebe, o massa, non guidata dal
sapere, è una moltitudine disordinata, per i suoi confusi desideri: il popolo
ha bisogno della guida di filosofi, come i desideri hanno bisogno di essere
illuminati dal sapere: “La
rovina incomincia quando il mercante, innalzato dalla ricchezza, sale al potere”;
oppure quando il generale usa il proprio esercito
per stabilire una dittatura militare. Il produttore è al suo posto nel campo
economico, il guerriero in battaglia: sono ambedue fuori di posto nei pubblici
uffici. Poiché la politica è veramente una scienza e un'arte, bisogna aver
vissuto per essa ed esservi preparati da lungo tempo.
Solo un Re Filosofo è capace di reggere una nazione: “Fin che i filosofi non sono re, oppure,
fin che i re e i principi di questo mondo non hanno lo spirito e la forza della
filosofia, e la saggezza e il potere politico non risiedono nel medesimo
individuo... le città, e neppure la razza umana cesseranno dall'essere malate”.
Non ho fatto studi classici e lo rimpiango un pò perchè amo sempre ciò che può rientrare nella ricerca del sapere, ciò che poi infine è la filosofia cioè amore per la conoscenza. Anni fa mi feci un infarinatura dei filosofi della grecia classica su un mauale del liceo, ma non approfondii mai le singole opere. Vorrei provare a farlo ora, dopo che questo bellissimo articolo, che secondo me è il migliore di tutto il blog, mi ha davvero riacceso verso Platone e le sue opere ed anche verso il suo grande Maestro: Socrate.
RispondiEliminaGrazie ancora!
Sono io a ringraziare te per il complimento; sono contento di averti in qualche modo risvegliato interesse verso l'atemporale sagezza dei grandi Maestri dell'umanità.
RispondiEliminaE' con fare etico e morale che si deve pensare e poi agire, essere virtuosi e d'esempio per gli altri.
Bisongna essere Saggi e Coraggiosi per poter prendere le redini della propria vita e scrivere di proprio pugno la Storia, divenendo i pionieri di un mondo nuovo e migliore.
...c'è chi semplicemente la storia la subisce, consapevolmente od inconsapevolmente...noi abbiamo scelto di farla.
Leggo oggi per la prima volta questo blog, volevo salutarti.
RispondiEliminaSaluti ideali, rivolti alla tensione luminosa che pervade la tua ricerca. Anch'io come Der Suchende non ho fatto sudi classici in gioventù e in età più matura ho cercato, cerco, di rimediare a questa grave lacuna.
Quel poco che si apprende deve tradursi in corrente vitale, elevere le frequenze interiori, altrimenti è niente.
Spero che tu stia bene e che l'incanto ti nutra ancora.